Vasco: “Sono un sopravvissuto ma morirò di noia”

Cesare Cremonini, direttore di “Vanity Fair” per l’ultimo numero di novembre a tema “SurVIVE, SopravVIVERE”, gli ha scritto per chiedergli il significato che ha per lui la parola “vivere” in questo brutto periodo, e il Rocker di Zocca non ha certo esitato a rispondere. “Sono un sopravvissuto” scrive Vasco: Sopravvissuto agli anni 70 e poi 80, 90… fino ad oggi. Blasco si dice fiducioso di riuscire a vincere anche il covid. L’unico rischio, afferma, risiede nel morire di noia per il lockdown

“Ciao Vasco, come stai? scrive Cremonini, interrogando la rockstar sui temi fondamentali di questo periodo storico. Questa non esita a rispondere per raccontare i suoi oltre cinque decenni da “sopravvissuto”, tra alti e tanti bassi, glorie e dolori. A testa alta “sorridendo dei guai” e “pensando che domani sarà meglio”.

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“Caro Cesare, sto bene, grazie o meglio…tengo duro”, comincia così la lunga lettera di Vasco all’amico e collega: “È veramente un brutto periodo. Per tutti.
Una catastrofe planetaria che nessuno avrebbe potuto immaginare, sarebbe stato peggio solo… Se ci avesse colpiti un meteorite!”.
Vasco è chiaramente amareggiato per un sistema sanitario che regge a malapena e per l’obbligo di “stare chiusi in casa, sottolineando come gli artisti abbiano in realtà bisogno di sentire il calore della gente ad ogni esibizione, ma questo purtroppo non è momentaneamente possibile.

Dagli anni 70, superati tifando il radicale Pannella e cominciando a scrivere le sue prime canzoni, agli 80′, quelli della droga e degli eccessi: “Ne ho combinate di cazzate. Sono stati gli anni più stupidi del secolo

E poi ecco gli anni 90, quando all’apice della sua carriera ha messo su famiglia. 
“La scelta più trasgressiva che avrebbe potuto fare una rockstar” scrive Vasco che ringrazia la sua Laura per essere stata “artefice del progetto famiglia”.  

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