Superlega, Beppe Marotta: “Sono stato minacciato, mi dimetterò”

Beppe Marotta è intervenuto sulla nascita ed il fallimento della Superlega, rivelando di aver ricevuto minacce anonime dopo l’annuncio.

La nascita della Superlega è passata dall’essere un evento epocale ad un flop colossale nel giro di 48 ore. L’annuncio della creazione della nuova lega calcistica europea è avvenuto alla mezzanotte de 19 aprile, con un comunicato firmato da 12 club. Il giorno seguente si è scatenato il dissenso delle leghe e delle federazioni nazionali, quello dell’Uefa e della Fifa, ma anche quello dei tifosi e dei governi nazionali. Le dodici squadre si sono trovate da sole contro tutto il sistema calcio e contro i supporter. La decisione di fare un passo indietro, dunque, era abbastanza scontata.

Le prime a tirarsi indietro sono state le squadre inglesi, quelle che hanno subito maggiori pressioni sia da parte del governo che dei tifosi. I supporter delle squadre britanniche hanno contestato apertamente la decisione, dichiarando apertamente che avrebbero fatto mancare il loro supporto alle squadre. A quel punto sono arrivate le rinunce di Atletico Madrid, Inter e Milan, fino a quella obbligata da parte della Juventus di ieri pomeriggio.

Beppe Marotta: “Ho ricevuto minacce, mi dimetterò”

All’indomani del flop della rivoluzione calcistica, rimangono tanti interrogativi e dubbi. La Juventus ha spiegato le proprie ragioni, sottolineando le difficoltà attuali dei club e l’impossibilità di portare avanti un sistema che con questo modello rischia il collasso. Alla base della Superlega, infatti, c’è la necessità dei grandi club di fare fronte alle spese sempre più ingenti per gli stipendi dei calciatori. Un problema di cui si parla da tempo e per il quale bisognerà trovare una soluzione.

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Lo ha sottolineato ieri anche Beppe Marotta in un’intervista concessa prima della partita Spezia Inter: “Il sistema calcio rischia il default, per i club uno dei costi principali sono gli stipendi, che sono il 60/70% del fatturato. Questo modello non garantisce stabilità e quindi futuro, era doveroso andare alla ricerca di qualcosa che cambiasse questo modello”. Il dirigente dell’Inter spiega che il fallimento dell’iniziativa è legato ad un’errata valutazione di vari aspetti, tra i quali l’apporto dei tifosi.

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Sebbene ammetta che il progetto aveva grosse lacune, Marotta denuncia l’eccessiva animosità che ne ha accompagnato l’annuncio: “Per la mia carica personale, fermo restando che il principio del dissenso è democrazia. Non concepisco l’attacco violento di Cairo avanti a tutti, ho ricevuto minacce anonime. È un fatto grave, si può chiedere di dimettere ma non con queste parole, dando del Giuda e del traditore”. Infine spiega che rimetterà al giudizio della federazione il suo incarico: “se la maggioranza non vorrà che continui faccio un passo indietro, non è determinante a fine del grande tema che ci aspetta”.

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