Lo studio segreto del Governo: si riaperture, ma morti stabili fino a luglio

Secondo quanto emerso il governo Draghi avrebbe deciso le riaperture basandosi sui calcoli di uno studio mai pubblicato sulla stampa.

Il piano riaperture contenute nel nuovo decreto covid del governo Draghi ha portato con sé diverse polemiche. Ad attaccare la decisione di riaprire a scaglioni e mantenere il coprifuoco è stato in primo luogo Matteo Salvini, il quale chiederebbe una riapertura totale delle attività subito e l’annullamento del coprifuoco per incentivare il turismo dall’estero e anche quello interno. Sulla sua posizione anche Zaia, il quale sottolinea come nessuno sceglierebbe di andare in viaggio in un posto in cui la sera si deve rimanere confinati in albergo.

Il fatto è che al momento riaprire tutto risulterebbe un rischio troppo grande e potrebbe portare ad una nuova chiusura più serrata nel giro di poco tempo. Il piano sulle riaperture, infatti, non è stato fatto a caso, ma si basa su uno studio segreto consegnato al governo da Stefano Merler, epidemiologo-matematico della fondazione Bruno Kessler che da febbraio fornisce analisi contenenti proiezioni di evoluzione della curva epidemiologica al governo. Il sunto dello studio è che riaprendo nelle condizioni attuali il numero di morti giornaliere dovrebbe rimanere stabile sino al prossimo 15 luglio.

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Cosa dice lo studio segreto presentato al governo

La notizia dello studio segreto è stata data dal Corriere della Sera, sul quale viene spiegato anche il contenuto dello stesso. Secondo Merler con l’Rt attuale il numero di morti dovrebbe rimanere costante sui 200-300 al giorno. In caso di innalzamento dell’Rt a 1, si arriverebbe a 600 al giorno, mentre se l’Rt arrivasse a 1,25 si rischiano le 1200/1300 vittime al giorno entro luglio. Nel modello veniva presentata anche l’ipotesi di una riapertura a metà maggio. In quel caso le proiezioni erano più favorevoli, con un Rt dimezzato rispetto all’attuale il numero di decessi giornalieri sarebbe sceso a meno di un centinaio, salito a circa 200 in caso di risalita dell’Rt a 1,1 e a diverse centinaia in caso di Rt a 1,25.

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Appare evidente come le proiezioni – qualora dovessero essere confermate – suggerissero una riapertura ritardata alla metà di maggio. Ma allora perché anticipare la riapertura? Qui è subentrata una scelta politica, quella di prendersi un rischio calcolato per anticipare la ripresa delle attività in maniera graduale, così da poter osservare se questa ripresa ha un’influenza significativa sulla curva epidemiologica e se si può andare avanti o meno con il piano.

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