Antonio Iovine, chi è il boss dei Casalesi: curiosità e vita privata

Conosciamo meglio la storia di Antonio Iovine: ecco tutte le curiosità sul boss dei Casalesi con la sua vita privata

Antonio Iovine

Antonio Iovine nasce a San Cipriano d’Aversa, in provincia di Caserta il 20 settembre 1964 e fin da piccolo si avvicinò al mondo criminale. Il suo soprannome fu da sempre ‘o Ninno (il Bambino), datogli perché venne arrestato in tenera età. La sua famiglia aveva proprio una tradizione camorristica con suo fratello Carmine che fu ucciso nel 1994, mentre la sorella Anna fu arrestata per estorsione. Inoltre, Mario Iovine, cheera suo parente ed il braccio destro di Antonio Bardellino, venne ucciso in Portogallo nel 1991. Dal 1996 era diventato latitante entrando a far parte dei trenta ricercati più pericolosi d’Italia.

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Nel 2008 fu condannato in contumacia all’ergastolo nel processo d’appello del maxi-processo Spartacus insieme ad altri esponenti del clan dei Casalesi. Nel 2010 la sua latitanza di 14 anni terminò con il successivo arresto dagli uomini della Squadra Mobile della Questura di Napoli, che lo trovarono in un covo a Casal di Principe, nella quinta traversa di via Cavour.

Antonio Iovine, le curiosità sul boss dei Casalesi

Subito fu trasferito nel carcere di Badu ‘e Carros (Nuoro): nel 2010 ebbe un contatto riservato con il Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, ma non si pentì. Soltanto Iovine prese la decisione di collaborare con la Procura della Repubblica di Napoli svelando tutte le curiosità e i dettagli dell’operazine.

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Iovine svelò così di aver corrotto un giudice tramite il suo ex avvocato Michele Santonastaso per ottenere l’assoluzione nei processi per gli omicidi di Nicola Griffo (30 anni in primo grado, assolto in appello in cambio di 200 milioni di lire) e di Ubaldo e Antonio Scamperti (ergastolo in primo grado, assolto in appello). Così, anche con queste dinamiche, riuscì a far assolvere anche l’altro boss Michele Zagaria, il quale si sarebbe però rifiutato di dare i 250.000 euro a Santonastaso perché secondo lui non era dipeso dal suo intervento, che non fu decisivo.

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