Antonio Ciontoli, l’ultima accusa: “Marco non ha mai chiesto aiuto, è una falsità”

In una telefonata con Giallo avvenuta poco prima della condanna, Antonio Ciontoli ha negato che Marco abbia chiesto aiuto prima di morire.

Qualche giorno fa è giunta la sentenza della Corte di Cassazione sull’omicidio di Marco Vannini. Il ragazzo di appena 20 anni che è morto la notte tra il 17 ed il 18 maggio del 2015 a casa della fidanzata Martina Ciontoli. Ciò che è stato appurato in sede processuale e di indagine è che il ragazzo è stato colpito da un proiettile al braccio e che la famiglia Ciontoli ha aspettato 110 minuti prima di chiamare i soccorsi. E’ stato appurato anche che proprio il ritardo nella richiesta di soccorso è stato il fattore fatale, poiché se i soccorritori fossero intervenuti subito poteva essere salvato.

Ciò che davvero è successo all’interno di quella casa rimarrà probabilmente un mistero. I Ciontoli hanno sempre dichiarato che nessuno si era accorto che era partito un colpo di pistola: la moglie ha detto di aver sentito un rumore simile a quello di un “vetro rotto“, mentre Federico, il figlio, quello di un “libro che cadeva sul pavimento“. Questi hanno sostenuto inoltre che Antonio in quel momento stava pulendo la sua calibro 9 per una dimostrazione.

La medesima versione che il condannato ha raccontato a Giallo poco prima della sentenza definitiva: “Eravamo in una serata goliardica, come tutte le altre. Marco si è comportato come le altre sere. Anche la sera prima era stato lì a casa mia. Era solito andare in bagno e lavarsi. Lo ha sempre fatto”. Dopo aver spiegato che quando è entrato in bagno sua figlia Martina era uscita, Ciontoli ha spiegato alla rivista: “Quella mattina aveva intenzione di dare una pulita alle armi. Nel frattempo sono andato a pulire il giardino e le ho dimenticate in bagno”.

Leggi anche ->Omicidio Vannini, Antonio Ciontoli: la richiesta appena entrato in carcere

Antonio Ciontoli nega che Marco Vannini stesse chiedendo aiuto

Secondo quanto raccontato dal settimanale Giallo, la chiamata con Antonio Ciontoli è stata divisa tra un tentativo di fare emergere la sua verità e minacce nei confronti del giornalista con cui stava parlando. Uno dei momenti di rabbia dell’uomo si è verificato mentre raccontava cosa era successo quella sera, quando il giornalista gli ha chiesto “Ha dimestichezza con le armi?”. Ciontoli ha risposto di no e questo gli ha chiesto come faceva allora a sapere come pulirle. A quel punto si è infuriato ed ha accusato il giornalista di inventare falsità e di aver trattato lui e la sua famiglia in modo disumano.

Leggi anche ->Omicidio Vannini, la Cassazione conferma tutte le condanne

Quando gli fa notare che disumano è stato lasciare soffrire per ore un ragazzo di 20 anni, Antonio Ciontoli ha negato che si capisse la sua sofferenza: “Certo che mi ricordo di quei momenti, Marco non ha mai chiesto aiuto. Marco non ha mai chiesto aiuto. Questa è un’altra falsità. Lei è un bugiardo. Lei è una persona pericolosa per la società. Lei si deve fare curare da uno psichiatra. Lei soffre. Gli vada a dire: ‘Mi sta accusando quell’assassino di Antonio Ciontoli'”.

Impostazioni privacy