Rino Gaetano ucciso dai servizi segreti: la tesi sulla morte del cantante

40 anni dopo, Rino Gaetano fa ancora discutere, ucciso dai servizi segreti: la tesi sulla morte del cantante di ‘Gianna’.

(screenshot video)

Le teorie del complotto sono in voga da sempre e la musica italiana non fa eccezione: dalla tesi dell’omicidio di Luigi Tenco a quella più ‘banale’ di Elio e le storie tese scippati della vittoria a Sanremo. Nulla da invidiare a casi più celebri, come quello di Jim Morrison avvistato a Parigi nove anni dopo il suo decesso. E in queste teorie complottiste non poteva mancare il coinvolgimento di Rino Gaetano e del caso della sua morte.

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Come noto, il cantautore crotonese, divenuto celebre per brani come ‘Gianna’, ‘Aida’ e ‘Il cielo è sempre più blu’, è deceduto il 2 giugno 1981 all’età di 30 anni in seguito a un incidente stradale. Rino Gaetano venne soccorso e trasportato in diversi ospedali, prima di essere ricoverato al Gemelli, dove muore intorno alle sei del mattino. Questo è quanto afferma la versione ufficiale.

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La teoria su Rino Gaetano ucciso: ecco cosa si sostiene

C’è infatti un avvocato, Bruno Mautone, già sindaco di Agropoli, che a quella versione ufficiale dei fatti non ci ha mai creduto e sostiene invece che il cantautore sarebbe stato ucciso. La motivazione? Era un personaggio scomodo, che aveva il coraggio di mettere in musica opinioni scomode. Addirittura viene paragonato al giornalista Mino Pecorelli, il quale come si ricorderà venne assassinato da killer rimasti sempre ignoti il 20 marzo 1979 a Roma. Ad accomunarli, ci sarebbe un impresario, Ezio Redaelli.

Mautone si basa su documenti ufficiali per supportare la sua tesi, come un’ordinanza-sentenza del 13 agosto 1994 firmata dal giudice Otello Lupacchini, della Procura di Roma. Redaelli, uno dei manager di Rino Gaetano, a quanto pare era anche amico di Mino Pecorelli e ne finanziava la rivista “OP”. Non solo: brani come ‘Berta filava’, secondo Bruno Mautone, nasconderebbero dei messaggi criptici e riferimenti a fatti dell’epoca. Sostiene insomma l’avvocato scrittore: “Proprio l’aver svelato tra le righe delle sue canzoni con poche parole-chiave fatti inquietanti a lui contemporanei gli costò caro”.

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